Mentre il Paese chiede a gran
voce più legalità, trasparenza ed una scelta di responsabilità da parte della
classe politica, il senatore PdL, Nitto Palma, propone un nuovo disegno di
legge per riaprire fino al 31 dicembre 2012, i termini del condono edilizio che
scadeva il 10 dicembre 2004. In questo modo sarebbe possibile sanare gli abusi
commessi fino al 31 dicembre 2003, inclusi quelli realizzati nelle aree con
vincoli “ambientali e paesitici”.
Ciliegina sulla torta, il DDL modifica il D. L. n. 269/2003 cosicchè sarebbe
possibile reiterare la richiesta di condono nei casi in cui l’autorità competente
per la tutela dei beni culturali e paesaggistici avesse negato la sanatoria nel
corso del condono del 2004.
Il DDL presentato dal Senatore
Nitto, non è una triste novità. Prende, infatti, le mosse da quello dei
Senatori (sempre PdL) Carlo Sarro e Vincenzo Nespoli che a fine 2010, tentarono
di far approvare un altro condono più o meno con le stesse caratteristiche.
La giustificazione fornita al DDL
dai politici sarebbe quella di “garantire la parità di trattamento dei cittadini”, regolarizzando la situazione
della Campania, venutasi a creare a seguito del blocco del condono edilizio del
2003, intervenuto per la sentenza n. 49/2006 con cui la Corte Costituzionale aveva
bocciato la L.R. n. 10/2004 della Campania, rendendo inapplicabile in tale
Regione il D.L. n. 269/2003, che avrebbero permesso la sanatoria edilizia delle
abitazioni abusive.
Alcune considerazioni.
Innanzitutto, per chiarezza,
occorre precisare che il testo del DDL non limita territorialmente l’applicazione
della normativa alla Campania.
Peraltro, occorre tenere presente
che l’abusivismo è un mostro a due facce.
Da un lato, è espressione di una mentalità che
considera l’illegalità come insita nel sistema e non meritevole di alcuna forma
di sanzione, giuridica e sociale. E’ la prova tangibile delle mafie che operano
sul nostro territorio, deturpando coste con orrori di cemento, ferendo il
paesaggio con scheletri di calcestruzzo e acciaio, disseminando il paese di
edifici orrendi e spesso pericolosi.
Dall'altra l’abusivismo è,
purtroppo, l’effetto collaterale di una legislazione caotica, contraddittoria,
nebulosa e frammentaria, che può generare illeciti “involontari”, qualora i
tecnici e la P.A. non siano sufficientemente preparati e non diano
un’interpretazione corretta delle norme. In quest’ultima accezione, anche se mi
rendo conto che il terreno su cui mi muovo è scivoloso, il condono, come
provvedimento eccezionale una tantum,
può (o meglio poteva) avere una sua logica, se limitato ai casi, peraltro
secondari e limitati, di abusi minori (opere, per intenderci, per le quali non
ci sarebbe stato comunque bisogno di un permesso di costruire). Non certo
quelli che questo condono vorrebbe regolarizzare.
Il tentare, invece, di reiterare
questi provvedimenti eccezionali, non può essere condivisa, ma deve essere combattuta,
perché è espressione di una mentalità distorta: quella di infrangere la legge,
sperando che prima o poi qualcuno, magari il Legislatore, ci metta una pezza.
Nonostante le affermazioni di chi
promuove questi provvedimenti, il condono non serve a ripianare i conti dello
Stato, serve soltanto a legittimare il comportamento di chi (privato e membro
della PA) si arricchisce commettendo degli illeciti, impoverendo così il nostro
Paese.
Quello che serve all’Italia, cari
Senatori, non è l’ennesimo condono, ma una normativa in materia edilizia agile,
efficace, seria e tecnicamente ineccepibile, con sanzioni chiare e demolizioni
certe.
Di questo il Governa aveva
dichiarato, negli scorsi giorni, di volersene fare carico.
Ci auguriamo tutti che lo faccia al più presto.
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